Black-out, match sospeso Stasera si recupera

MIRANO. Torneo di calcetto fermato dal black-out, stasera i ragazzi tornano in campo. Giovedì scorso le finali del canicolare «under 21» in programma all’hotel Villa Patriarca si erano interrotte sul più bello a causa di un improvviso guasto elettrico che aveva interessato buona parte di via Miranese. Cosa tra l’altro non nuova nel quartiere. I ragazzi di Uisp e Real Campetto, che avevano organizzato tutto nei minimi particolari, si erano visti costretti a rinviare tutto per mancanza di illuminazione, dopo solo una partita disputata (Oklahoma contro Tiro a Segno). Grande la delusione dei molti spettatori, radunati dai giovani organizzatori. Oggi i giovani ci riprovano: alle 21.30, sempre all’hotel Patriarca, si recupera la finalissima tra Fenice Caselle e TM Sartori, poi premiazioni e buffet. Sperando che stavolta tutto fili liscio.

(f.d.g.)

Evergreen Balzano, il «ragazzo» malato di basket

ODERZO. Pierluigi Balzano, classe 1955, è il capitano della squadra «Evergreen» di Ormelle. Cinquant'anni di campo, una enciclopedia del basket trevigiano, gli ultimi dieci anni con gli «Evergreen», di cui è stato il fondatore. Lo sport ce l'ha nel sangue: oggi è anche ai vertici societari della Pallamano Oderzo, una delle realtà emergenti nel panorama della Marca.
 Pierluigi, quest'anno gli «Evergreen» festeggiano il decennale.
 «Giusto dieci anni fa con altri "ragazzi" innamorati della pallacanestro abbiamo fondato quesra squadra, prima con sede a Chiarano, quindi, in maniera definitiva, ad Ormelle. Abbiamo cominciato l'avventura Uisp dalla serie A/2, vincendo il nostro raggruppamento, i playoff e le final four, ed approdando già il primo anno alle finali nazionali a Pesaro. Perdevamo purtroppo una sola partita all'anno, la finale scudetto nazionale... Abbiamo avuto il privilegio e la sfortuna di essere incappati negli anni in cui la Nbu Udine (10/10 di giocatori ex serie A) partecipava con regolarità ai campionati di questa categoria. Per ben tre volte abbiamo perso in finale per 1 o 2 punti, dopo partite tiratissime. Un anno abbiamo battuto l'Udine alla prima partita e siamo approdati in finale contro una squadra di Siena nella quale militavano tutti giocatori di serie C, molto più giovani di noi, ed abbiamo perso l'ennesima finale di 1 punto...»
 Tanti giocatori passati per gli «Evergreen», ma il nucleo solido è sempre lo stesso.
 «Sì, perchè in ogni caso, seppur non troppo simpatici a tutti, ma chi vince sempre non è mai simpatico, siamo stati un traino e un esempio a tanti giovani giocatori che venivano ad allenarsi e a giocare con noi. Alcuni di questi militano in serie D o C ancor oggi. Abbiamo perso per strada alcuni giocatori-soci fondatori, e ne abbiamo inserito altri. Anzi, alcuni di coloro che hanno lasciato la squadra hanno fondato altre società che militano nella Uisp, alzando il livello del campionato. Tutti con lo spirito giusto e, soprattutto, con l'amore per il nostro sport».
 Cosa ti manca ancora?
 «Il titolo nazionale, che mi stimola a stringere i denti e a continuare ad allenarmi, nonostante il numero di maglia 55 (come la classe di Pierluigi, ndr). Purtroppo però non potrò farcela quest'anno. Nonostante la decima partecipazione consecutiva alle final four provinciali, unica squadra sempre presente, non siamo riusciti a staccare il biglietto giusto, e così siamo andati a disputare la Coppa Italia, a Montecatini».
 Che avete appena vinto...
 «Sì, ma lo scudetto tricolore sarebbe il massimo, è quello che ci manca di più, proprio perché negli anni scorsi ci è sempre sfuggito di un soffio. Il campionato provinciale? Quest'anno abbiamo perso la semifinale contro l'ottimo San Donà, rivale duro e forte, ma con cui riusciamo a fare sempre bellissime partite e soprattutto molto corrette. In ogni caso con una squadra che ha l'età media di 44 anni credo che la vittoria dello scorso anno e il terzo posto di quest'anno possano considerarsi risultati eccellenti. Quindi, tutto è rimandato al prossimo campionato».
 E gli allenatori, Pierluigi, degli «Evergreen»?
 «Negli anni si sono avvicendati anche tanti allenatori. Ognuno, a suo modo, ha dato alla squadra un qualcosa che va oltre la semplice pallacanestro. Ognuno ha lasciato un suo modo di concepire il gruppo ed un suo modo di ottenere il massimo da ognuno di noi. Colgo l'occasione, come dico spesso, per ringraziare tutti gli allenatori che ci hanno permesso di rimanere ad un certo livello».

Ermes Brugnaro